Il Palio al murello: Perché fare il Palio
Il luogo comune degli ultimi anni è “Sempre sti nomi? Nsenepolepiù” Come mai nel mondo paliesco gira e rigira se leggiamo gli equipaggio dell’ultimo decennio troviamo sempre gli stessi personaggi? Credo che l’anno della svolta sia stato il 1991, la Coppa D’Oro del Valle. Abbiamo sempre detto che il più grosso rione di Porto S. Stefano ha sempre fatto opinione, il “motoscafo” di Cicchetto e compagnia è rimasto un mito nella storia della manifestazione. Se mettiamo a confronto il Valle del ’91 e la Fortezza del 2004 la maggior parte proclamerebbe i primi come l’equipaggio per antonomasia. Almeno due vogatori continuano imperterriti a gareggiare ai giorni nostri, uno ha mollato lo scorso anno, un altro poteva fare il Palio quest’anno. Un altra decina di nomi ha girovagato a destra e sinistra trovando posto almeno in tre rioni differenti: Grancio, Baldovino, Cazzillo, Bobbe, Gingiva, Pucio, Capitani, Alessio e Daniele della Formica, Metrano. Non parliamo dei timonieri: quattro-cinque nomi sempre gli stessi da 10 anni a questa parte. Come mai non c’è mai stato un ricambio generazionale e ci troviamo sempre con i soliti ultra trentenni? Mancanza di gente? Non voler rischiare? Fino a qualche anno fa Cicchetto faceva il giro dei cantieri, magari vedeva uno che portava tre sacchi di cemento sù per una scalinata e questi veniva subito ingaggiato. Forse in vita sua non si era mai allacciato una scarpa da ginnastica, figurarsi come poteva correre o alzare pesi in palestra. Eppure nel giro di un anno a questi emeriti sconosciuti cresceva lo stimolo per buttarsi nella competizione, il Palio poteva essere una vetrina interessante per ritagliarsi quella fetta di popolarità e di soddisfazione personale. E i risultati non tardavano ad arrivare. Ora si crede poco nell’arruolamento. Si và sul sicuro, solo a parole perchè poi i fatti parlano chiaro, e si torna sui soliti nomi. Ma perchè certe persone fanno il Palio se non anno più in cuor loro quell’istinto primordiale di spaccarsi il culo in allenamento o di vogare con la bava alla bocca senza lasciare l’osso nemmeno con il mare come le montagne. Beninteso che lo stesso discorso vale anche per chi sta al timone. Quest’anno c’era il concorso “una vetrina per il palio”, ma il palio è già una vetrina. E’ diventato il momento di massimo splendore. In un paese dove praticamente si va in letargo da ottobre ad aprile, il 15 agosto diventa per pochi l’occasione per far parlare di se, di contare qualcosa perchè “io fo il palio”. Bastano pochi mesi di palestra o qualche corsetta in Panoramica per accattivarsi le simpatie di qualche dirigente rionale. E il giochetto è bello e fatto. Si va sul sicuro, si va a cercare chi è allenato tutto l’anno, ma poi non si da una spiegazione su un eventuale ultimo posto o una terza piazza senza infamia e senza onore. Ha più peso il solito vogatore il cui curriculum è un palio vinto e dieci consegutivi secondi, terzi e quarti posti che un ragazzo ventenne che è arrivato una volta ultimo e nulla più, quando magari in quel periodo era acerbo e ora rimane scordato nel dimenticatoio. La storia recente ci racconta di Franco Russo, ex cavallo borso, vincitore degli ultimi due palii corsi. Di Paolo Fanciulli detto la Bionda, uno dei tanti al Palietto, vincitore in seguito di tre palii su sei. Di Emilietto il taccone che corse il primo palio a 29 anni e lo vinse. Stessa cosa per i timonieri. C’è chi continua a gareggiare dopo aver debuttato con una vittoria incasellando una serie serie di pessimi posti in seguito. Altri che al debutto hanno avuto poca fortuna ma che potrebbero fare le scarpe a quelli di ora. Parlo di Paolo Tanacca messo subito alla croce dopo il palio del ’94, parlo di Arturo Cerulli detto Pera che si piazzò secondo nell’unico palio disputato nel ’79, parlo di Piovinello mandato allo sbaraglio nel 2000. Ogni anno si cerca di fare i soliti nomi e di non rischiare. Forse, però, siamo ad una svolta. C’è una Coppa D’Oro appena vinta. Per i prossimi due anni tutto è azzerato. Si può rischiare, si potrà tentare senza avere fretta. Poi ci sarà chi metterà sul tavolino il vile denaro e cercherà di bruciare le tappe andando sull’usato sicuro. Denaro per modo di dire. Nel Palio i soldi non sono mai girati e mai gireranno (come dissero a peppe: auh).