sabato, Novembre 16, 2024
Il Palio al Murello

Il Palio al murello: Sguardi storti

Vi è mai capitato di arrivare alla consegna dei battelli e salutare in maniera diversa Tizio solo perchè da quel giorno siamo nel clima palio? In quel mese sabbatico che va da metà luglio a ferragosto se ne vedono di tutti i colori. Se durante l’anno ogni argomento è buono per scambiarsi due chiacchiere sul calcio, sulla politica, sui fine settimana, sul palio stesso, appena vengono appesi sui balconi del municipio i colori rionali la vita prende un altra piega. Da quel momento esiste solo il proprio armo. Quelli che fino al giorno prima erano saluti con tutti i crismi diventano accenni con la testa, sguardi abbassati, “ciao” detti tra i denti. I vallaioli smettono di dare confidenza ai pilarellai, i crociaioli iniziano ad odiare i pilarellai, i fortezzaioli scherzano con i pilarellai. Tanto dipende da chi hai a bordo. Mi ricordo di palii con timonieri e vogatori alla mano. Quando hai, o gli altri hanno, un equipaggio di questo tipo non è difficile vedere avversari che vengono a fare due battute o a parlare del più o del meno per stemperare gli animi. Il Cicchetto era amico di tutti, ma anche odiato da tutti. Ha vinto in tutti i rioni anche se non ha lasciato solo bei ricordi, specialmente dove ha vinto le Coppe D’Oro. Famoso fu Zì Siena, al secolo Primo Minutolo il macellaio, che inseguì Michele intorno ad un guzzo puntandogli un coltello del mestiere. Ora sti pezzi non si fanno più. Però qualcuno non smette di dare peso al palio allo stesso livello delle cose più care. Per tanti la vetrina-palio, quel mese di allenamenti e salite sul palco, diventa un momento in cui si è al centro di tutta la vita paesana. Creare capannelli agli scaloni degli scivoli rende l’uomo importante, egocentrico. L’interesse che si crea intorno alle cose che vengono dette fa si che i manichini da vetrina si sentano i padroni della piazza, con il suo seguito di fidi scudieri. Ed allora a distanza iniziano gli sguardi storti, le risarelle a “presa di culo”, le battutine imbecilli. Anche questo è palio. Lo è sempre stato sin dal tempo in cui Toretto e la Coppietta si separò per le linguacce del murello. Il primo rimase con la Pilarella, i gemelli andarono con la Croce. Risultato? Vinse il Valle della cellulosa. Siamo nel ’58. Un palio senza l’odio non è palio. Odio inteso come attaccamento ai propri colori e repulsione per quelli avversari. In Rocky 3 c’era l’occhio della tigre, da noi lo sguardo storto