giovedì, Novembre 21, 2024
Il Palio al Murello

Il Palio al murello: Orbetello

Il reme, la voga, una scuola, l’Enem. I miti del Palio Marinaro sono venuti fuori in quel periodo, quando l’istituto avvicinava i ragazzi al ciglione. Ci fu addirittura chi arrivò ad un passo dalle olimpiadi del ’56 come canottiere, ma per scelta personale decise di rimanere a casa dalla fidanzata. Non ci siamo mai voluti confrontare con le altre realtà. L’unica volta che lo abbiamo fatto ci prendemmo una bella “sdruscita”. Era l’inizio degli anni ’80. L’Agnelli appoggiò la nostra presenza al Superpalio di Orbetello, noi andammo baldanzosi in laguna e ci lasciammo le penne. “Mai più e mai poi” fu la mativazione ufficiale. “Noi abbiamo il nostro Palio. I vogatori santostefanesi a settembre non hanno i giusti stimoli dopo aver corso a Ferragosto.” Un pò come la volpe che non arriva all’uva. Ci siamo chiusi a riccio e abbiamo sempre sventolato la nostra originalità affermando che il nostro Palio non ha niente a che vedere con quello di Porto Ercole, ne tantomeno con quello di Castiglione, figuriamoci con il Superpalio di Orbetello. Poi, la svolta. Un certo Gabriele Solari di professione “vogatore perdente” prende in mano la direzione tecnica di un rione. Lui studia a Pisa, fa canottaggio durante il tempo libero. Inizia ad inserire diverse alternative tecniche a quello stile di voga “tradizional-popolare” che fa parlare di se attirandosi i commenti negativi dei cosiddetti esperti. Poi il cronometro parla chiaro, arrivano dei secondi posti, ma anche tre vittorie di seguito. La realtà parla chiaro: quasi tutti che cercano di abbandonare il metodo “santostefanese”, allenamenti ad Orbetello al Circolo Canottieri, remergometri acquistati da alcuni rioni come base alla preparazione, nuovi personaggi provenienti dalla laguna che diventano consulenti e allenatori. Metteteci poi gare come il Paliotto dell’anno scorso dove un equipaggio con due canottieri da Orbetello riescono a vincere a mani basse. Insomma un mondo stravolto. Quel microcosmo fatto di tradizione, ostinazione a seguire le stesse metodiche, fatto di ciglione alto e pala in fondo. Ora come ora, niente di tutto ciò. Eppure c’è sempre chi si ostina a seguire le vecchie regole convinto che preparati per tanti mesi si possano raggiungere i risultati di questi ultimi anni. Nessuno, però, a riconosciuto ufficialmente che forse ad Orbetello avevano ragione. Che forse l’uva era matura e la volpe non aveva voglia di arrampicarsi sulla vite. Chi sbandierava la nostra originalità (unica si, ma non vincente) ha dovuto ricredersi. E, da quello che sembra, non è ancora finita. La tecnica dei vogatori a sedile fisso a Porto S.Stefano è in continua evoluzione. Chissà a cosa assisteremo tra qualche anno.