Il Palio al murello: Piatto di pasta al burro…
……. prosciutto crudo e parmigiano per secondo, una bella fetta di crostata alla frutta. Non si scappa. Il pranzo di Ferragosto di un vogatore è questo quà. Come le tavole dei dieci comandamenti. Non esiste sugo al ragù. Non esistono mozzarelle e pomodori. Il vino al limite la sera stessa. Dal ’95 al 2001 gran parte del direttivo pilarellaio era a tavola di Michele Giovani detto Cicchetto. Grazia, la moglie, oltre a preparare il pranzo sacro agli atleti faceva acrobazie ai fornelli per lo spaghetto al sugo di carne e il cinghiale alla cacciatora destinati agli altri commensali. La tensione che saliva sempre di più con il passare dei minuti rendeva qualcuno inappetente. Ricordo che nel’95 Claudio Mazzetti stette tutto il pranzo a capotavola con le braccia incrociate appoggiate al tavolino e la fronte sopra di esse. Non toccò praticamente niente. I vogatori invece si sono sempre divisi tra quelli che avrebbero mangiato “sto mondo e quell’altro” e quelli che bisognava costringerli con la forza a mangiare almeno una portata. Daniele della Formica per esempio faceva parte di quest’ultima categoria, mentre il Cucchione della prima. La storia del Palio però ne ha di episodi da raccontare. Michele ha sempre menzionato le bietole di Piovino. Un anno Roberto volle le bietole per forza. A bordo, si racconta, che durante lo sforzo in gara queste uscivano oltre che dalla bocca e dal naso, a momenti anche dall’orecchi. Un altro episodio storico è quello dei cavatelli vomitati da tutte le parti nel gavone del guzzo da parte di un vogatore che non ricordo il nome. Ma anche il Palietto non rimane estraneo a simili episodi. L’anno della Bionda, Merli e dei Tacconi, un gemello si sentì male a bordo per il cocomero che aveva mangiato a pranzo. Credo fosse Giovanni. Il Bianchino fa troppo bene il verso del fratello di Giovanni che a bordo ce le disse di tutti i colori. La pasta e il burro si possono trovare da tutte le parti, ma per il prosciutto, il parmigiano e la crostata ognuno ha le proprie dritte. Per l’affettato e il cacio c’è chi si accontenta del supermercato e chi non può fare a meno di andare da Lalli o da Giulio e Rita o da Massimo Busonero. Mentre per la crostata quasi sempre è su ordinazione da Vaiani o da Bianchini. Lontani sono i tempi della bistecca di Toretto la mattina. Chissà se tra qualche anno menzionare il pranzo tipo di questi anni non faccia sorridere qualcuno.