giovedì, Novembre 21, 2024
Ad ogni vittoria la sua estate

Ad ogni vittoria la sua estate: 1954-1955-1956

Il 1954 è l’anno delle grandi svolte in tutti i settori. Grandi cambiamenti avvengono nel mondo, in Italia e nel Palio Marinaro. Si inizia il primo dell’anno con l’inizio delle trasmissioni della Televisione Italiana.

Al suo apparire, nel 1939, l’avevano definita senza avvenire. Sbagliarono, ci sedemmo tutti. In pochi potevano permettersela, i pochi la mettevano in soggiorno, se ce l’avevano, e in alto nei lunghi corridoi, invitando i parenti e i vicini per le prime serate. Anche il Bar Giulia e il Bar Chiodo ne misero una ed il tutto non fece altro che aumentare la clientela e susseguentemente i guadagni. Ricordo che Letto, vincitore del palio del 1953, ne vinse una, da Chiodo, con i bollini dello Stock 84. Proprio all’inizio di quell’estate, andò in onda un programma musicale, dove tra i papaveri e papere, apparve un giovane meridionale; sguardo vispo, capelli ondulati e un paio di baffetti, che seduto ad uno sgabello, accompagnandosi dal vivo con la sola chitarra appoggiata sulla gamba, per ottenere un suono più morbido, suona le corde con il pollice, senza arpeggiare, e batte ritmaticamente sulla cassa armonica a mò di tamburello:

E’ giunta mezzanotte
si spengono i rumori
si spegne anche l’insegna
di quell’ ultimo caffè
La strade son deserte
deserte e silenziose
un’ ultima carrozza cigolando se ne và..

Il testo del brano è dovuto ad un fatto di cronaca nera, il suicidio di un giovane della nobiltà romana. Non fece un grande successo, anzi arrivò soltanto qualche anno dopo sulla scia di Volare, ma erano i segni che anche da noi qualcosa stava cambiando.

Altri successi di quell’anno furono Moonlight Serenade di Glenn Miller, canzone del 1939, ma giunta da noi soltanto allora, Marieta monda in gondola di Carla Boni e Gino Latilla.

I primi televisori si compravano da Pera e da Ercole, allora Capitano della Pilarella. I più pagavano in cambiali. Uno costava 250.000 lire, quando la paga di un paranzellaio era di circa 50.000, capopesca 80.000.

La Pilarella, seppur ancora mezza bombardata, era un vero e proprio Borgo Marinaro. I pescherecci che alla sera si ormeggiavano a banchina attirando l’attenzione dei primi turisti, le donne che conciavano. Mi ricordo Maria e Rosa Di Fraia, le sorelle di Petra, e la mamma di Pietrone. Poi friggere e pescherie.

Un personaggio mitico di quei tempi era il Sigor Ferri che aveva una pescheria nel magazzino di Giulia dove ora c’è il ristorante in fondo al Molo. Veniva da lontano, il Signor Feri, si dice dalla Romania, ma io credo che era Armenia, come Charles Aznavour al quale assomigliava fortemente. Era sposato con Rina la Circoletta. Aveva un andatura claudicante causa difetto alla gamba destra. Il signor Ferri era un ipnotizzatore come Giucas Casella. Nei tempi morti del lavoro faceva entrare ragazzini e adulti, maschi e femmine nel magazzino e poi faceva i suoi esperimenti. A chi legava la lingua, a chi le mani, a chi faceva piombare in un profondo sonno. A chi lo faceva piscià sotto dalle risate senza ragione o al contrario scoppiare in un pianto a dirotto. Il lavoro gli andava tra alti e bassi. A volte guadagnava un botto altre volte a secco. Senza mezze misure. Da lui pesava il grande Tacconi. Di solito facevano le operazioni di pesa sul Molo. Tacconi quando il Feri pesava guardava verso il mare. Poi quando lui li diceva :”Tacconi guarda 5 chili” rispondeva “Sor Feri si giri di la’” Non voleva incrociare lo sguardo per paura di rimanere ipnotizzato e essere messo di mezzo.

Il Palio di quell’anno inizia con una riunione tenuta alla Caletta sul finire della Primavera. Mai in precedenza ci furono tanti partecipanti. E credo neanche in seguito. Fu la svolta. Sotto l’imput di Ettore Fischio avvenne l’imbarco di 4 ragazzi alla cui guida:
Timoniere: Costanzo Tommaso
Capovoga: Castriconi Salvatore
2 reme: Loffredo Carlo detto Tarzan o Coppietta
3 reme: Loffredo Giuseppe detto Coppietta
4 reme: Costaglione Mario detto il motorista.

A parte Toretto, gia esperto seppur giovane, gli altri avevano 19 e 20 anni. Come preparatore c’era Enrico Zolesi, presidente della Rari e vero mentore della Coppia. In più c’era anche un imprenditore milanese con il panfilo alla Pilarella che si prese cura dell’armo essendo lui stesso un istruttore di canottaggio. La mattina di quel Ferragosto l’armo del Molo non partiva con i favori del pronostico. Diciamo che era un outsider. La regata fu a rischio fino al primo pomeriggio causa una violenta pioggia che durava dalla sera prima. Poi dopo pranzo il sole apparve e una calma piatta avvolse lo Stadio del Turchese. Una calma che fu spazzata via da un vero e proprio tornado: l’equipaggio della Pilarella. Non ci fu storia. Ci toccò il primo gavitello sotto i nostri Palazzi. Per la prima volta si vide un timoniere partecipare attivamente alla regata. I gridi di Nino Spalletta squaciarono il silenzio apprensivo della numerosa folla assiepata sulla banchina e nella Piazza. E un braccio si alzava ritmaticamente come a dare il tempo. Un direttore che guidava la sua orchestra, Una cosa mai vista prima di allora. Nino usava il bastone e la carota. Quando vuoleva un allungo gridava: “o che fate…guardate ci ripiglino…dai Tore aumenta…”… Intanto sulla barca della giuria, che poi era il panfilo del milanese, Ettore Fischio agitava le mani come avrebbe fatto Pertini molti anni dopo in Spagna: “Nci ripigliono più!”. All’arrivo spontaneamente avvenne un altra cosa mai avvenuta prima: i più giovani rionali, guidati da Franco Figge, si buttarono a mare vestiti e cominciarono a nuotare verso il guzzo.

Nel 1955 Mario non potè far parte dell’equipaggio perché impegnato col servizio militare e fu sostituito da Loffredo Carlo detto Meazza, mentre al timone c’era Loffredo Augusto detto Scottino

Fu un altro trionfo.

Erano quelli gli anni d’oro dell’Enem i cui allievi guidati dal nostromo Coccoluto erano impegnati nel Saraceno e nella sfida di voga tra Motoristi e Capitani. Memorabili le sfilate in costume con un indimenticabile Nerone interpretato da Schiano Armando, il figlio di Maria la Ciola, quella della Grotta.

Le feste da ballo non si facevano più solo in casa. Si andava alla Caletta dove si scatenavamo alla voce di Dean Martin:

(A boy went back to Napoli because he missed the scenary)
(The native dances and the charming songs)
(But wait a minute something’s wrong)
(‘cause now it’s)

Hey mambo, mambo italiano hey hey mambo mambo italiano
Go go go you mixed up Siciliano

All you Calabrese do the bambo like – a crazy whit the
Hey mambo don’t wanna tarantella
Hey mambo no more mozzarella
Hey mambo mambo Italiano try an anchitela with fish
baccalà
Heu Goomba’ I love how you dance the rumbà
But take some advice paisano learn – a how to mambo

If you where gonna be a square you ain’t a gonna go
anywhere

Hey mambo mambo italiano hey hey mambo mambo italiano
Go go Joe shake like a tiovanna

E Joe che se dice you get happy in the pizza when you
Mambo Mambo Italianoooooo

Nel 1956 il mondo incominciò a ballare il Rock and Roll. Lui era Elvis Presley, il disco Hearthbreack Hotel. Il suo dimenarsi fece intrapendere crociate puritane in America, scandalizzata dai suoi movimenti pelvici “demoniaci’ e osceni che portavano le donne alla “perdizione” esponendole al richiamo dei più bestiali e peggiori istinti di Satana.

Ma è anche l’anno in cui sulla scena irrompe “Lei”, Brigitte Bardot. Non piacque a troppi, piacque proprio a tutti. “Il giono più bello della mia vita? Una Notte!”, rispose B.B. a una domanda dei giornalisti a Venezia, turbando ulteriormente i sonni di molti italiani.

Tra i successi musicali ci sono le canzoni di Renato Carosone accompagnato dai tre cumpari, lui stesso, Gegè Di Giacomo e Van Wood, Maruzzella, Io mammeta e tu, Guaglione e Mò venne natale, ma sopratutto I’ve goy you under my skin di Frank Sinatra, certamente uno dei brani icona della sua leggenda e per me, forse la sua interpretazione migliore di tutti i tempi.

Intanto i giovani Pilarellai imbarcavano sul taxi di Di Pasquale e si facevano portare al Casino di Orbetello. Da li a poco sarebbe chiusi e finiva una delle usanze più richieste degli italiani.

Col Palio del 1956 c’è una grande novità. L’istituzione della Coppa d’Oro al rione che vince tre volte consecutive. Rivinciamo senza problemi per la terza volta, ma per il conteggio è la prima. A bordo è tornato Mario il Motorista mentre al timone abbiamo una new entry: Lacchini Remo detto Baciccia.

Delle estati al Molo in quegli anni ricordo la grande pace. Mattine assolate e silenziose. Ricordo una mia cugina più grande di me di qualche anno che mi veniva a prendere e mi portava giù. Ci fermavamo alle scalette sulla banchina e lei con i fogli di giornale faceva le barchette. Poi me le passava e io le adagiavo sul mare e mentre le guardavo galleggiare lei cantava una canzone in voga in quegli anni:

La barchetta in mezzo al mare
si è diretta a Santa Fè
dove va per caricare
mezzo chilo di caffè.

La comanda un capitano
con la barba rossa e blù…

Lennon-McCartney