Capitani coraggiosi: Il mazziniano del Molo
Eaco De Pirro, conosciuto meglio come Eraco, era nato nel 1884 al Molo da Fulvia Castriconi e Vincenzo (Bullettone), di idee repubblicane che trasmise al figlio.
Eraco aveva numerose sorelle: Polissena, Claudina, Ida, Santina… e alla morte del padre ereditò una barca l’Idea, a vela latina, che adoperava per il trasporto del carbone.
Eraco aveva numerose sorelle: Polissena, Claudina, Ida, Santina… e alla morte del padre ereditò una barca l’Idea, a vela latina, che adoperava per il trasporto del carbone.
Nel 1914, partendo da Talamone, come per emulare Garibaldi, trasportò un gruppo di volontari in Francia: era la brigata Mazzini che confluì nel 4° Reggimento Stranieri al comando del nipote di Garibaldi e si distinsero nelle Argonne. Per tale servigio gli furono conferite da parte delle autorità francesi delle onorificenze purtroppo andate perdute.
Di corporatura taurina, Eraco, aveva partecipato a incontri di lotta greco romana a livello regionale contro un certo Raichevich.
Dimostrò la sua forza diverse volte: a bordo mentre si trovava in Corsica sollevò una botte lasciando stupito tutto l’equipaggio e a Genova, Mussolini, dopo aver detto in piazza Galileo Ferraris che la bandiera italiana era degna di essere issata su un monte di letame, scatenò le ire del mazziniano che fece sfoggio della sua fisicità contro il Duce che in seguito gliela fece pagare a caro prezzo.
Sfidando le male lingue del tempo si sposò in gran pompa con Fernanda Loffredo la quale abitava nel palazzo del Turbante e anche lei veniva da una famiglia che possedeva delle barche per la pesca del pesce azzurro.
In seguito con l’avvento del fascismo la situazione in casa non fu rosea ma Eraco mostrò tutta la sua avversione al regime, infatti con l’Idea doveva trasportare i fratelli Rosselli in Francia aspettandoli nel porto di Savona ma, avvisati che la stazione ligure era presidiata dai fascisti scapparono. Per ritorsione l’Idea colò a picco nel porto ligure dove era ormeggiata.
Eraco era amico del fratello del pittore Modigliani che regalò alla famiglia dei quadri ma Fernanda disse:“A casa nun li voglio nun mi garbino mettili a bordo”; cosi i preziosi dipinti andarono persi con l’affondamento dell’Idea.
Successivamente comprò una barca l’Assunta con la quale fece diversi viaggi.
Poi, siccome era ricercato dai fascisti, lasciò definitivamente l’Italia insieme alla moglie e alla figlia, partendo da Porto Ercole. Infatti era stato avvisato da un pezzo grosso fascista l’ex socialista Livornese Ricci, di fare rotta lontano dall’Italia. La barca sostò nel porto francese di Saint Maxim, qui Eraco incontrò il cugino Primo Vongher con alcuni parenti; in quella località gravitavano tanti esuli antifascisti tra i quali quel “bronchiolitico” di Pacciardi, così definito da Mussolini.
Una volta in Francia per navigare, si sarebbe dovuto naturalizzare francese ma Eraco rifiutò, tanto che la barca marcì nel porto .
Un giorno la figlia fu avvisata da una coetanea:“Franca le bateau de ton père fait comme ça”, "La barca di tuo padre fa così", facendo un gesto eloquente. Tutta trafelata Franca avvisò il padre che rimase per tre giorni senza mangiare e senza parlare, seduto su una sedia e con la testa appoggiata tra le mani dalla disperazione.
Dopo questa batosta, per tirare avanti, Eraco lavorava nei campi della Provenza raccogliendo fagioli, lavanda, olive e altro.
Lavorò a Nizza con l‘impresa dell’Ing. Luigi Crociani e un giorno non a caso fu schiacciato da una macchina che lavorava il bitume.
La moglie lo assistette amorevolmente mentre la figlia fu ospitata in casa di Camerani amico di Sandro Pertini. Dopo 15 giorni passati tra atroci sofferenze Eraco morì con un rammarico: quello di aver trascinato i suoi in una vita alquanto movimentata ma piena di grandi ideali. Fu sepolto a Nizza nella nuda terra coperto da un cuscino di garofani rossi fatto confezionare appositamente dagli antifascisti.
Dopo tale incidente la moglie si rivolse al console italiano a Nizza. Sulla scrivania del funzionario la moglie vide le foto del marito mentre era intento a lavorare, segno che era spiato. Fernanda chiese di rimpatriare e le fu risposto:“Vada sicura”. Arrivata alla frontiera fu arrestata e condotta in carcere mentre la figlia Franca fu separata in modo traumatico dalla madre tanto che questa violenza la segnò per tutta la vita. In quel frangente Franca venne ospitata in un ospizio per vecchi gestito dalle suore.
Alla nascita di Maria Pia di Savoia ci fu un amnistia e le due donne raggiunsero Porto Santo Stefano. Dati i loro trascorsi non erano ben viste dai paesani e nel ‘36 si stabilirono ad Ostia, dove altri santostefanesi conducevano i motoscafi per l’assistenza agli idrovolanti dell’idroscalo.
Con l’avvento della Repubblica l’onorevole Pacciardi, memore del contributo dato da Eraco alla causa della libertà, rintraccia la moglie e la figlia e le aiuta impiegando Franca presso il giornale “La voce repubblicana”. Il 30 aprile 1972 presso il Ristorante La Marinella il partito repubblicano conferisce alla moglie una pergamena e una medaglia d’oro alla memoria di Eraco “per le battaglie affrontate nello spirito e nel nome del partito repubblicano”.
Di corporatura taurina, Eraco, aveva partecipato a incontri di lotta greco romana a livello regionale contro un certo Raichevich.
Dimostrò la sua forza diverse volte: a bordo mentre si trovava in Corsica sollevò una botte lasciando stupito tutto l’equipaggio e a Genova, Mussolini, dopo aver detto in piazza Galileo Ferraris che la bandiera italiana era degna di essere issata su un monte di letame, scatenò le ire del mazziniano che fece sfoggio della sua fisicità contro il Duce che in seguito gliela fece pagare a caro prezzo.
Sfidando le male lingue del tempo si sposò in gran pompa con Fernanda Loffredo la quale abitava nel palazzo del Turbante e anche lei veniva da una famiglia che possedeva delle barche per la pesca del pesce azzurro.
In seguito con l’avvento del fascismo la situazione in casa non fu rosea ma Eraco mostrò tutta la sua avversione al regime, infatti con l’Idea doveva trasportare i fratelli Rosselli in Francia aspettandoli nel porto di Savona ma, avvisati che la stazione ligure era presidiata dai fascisti scapparono. Per ritorsione l’Idea colò a picco nel porto ligure dove era ormeggiata.
Eraco era amico del fratello del pittore Modigliani che regalò alla famiglia dei quadri ma Fernanda disse:“A casa nun li voglio nun mi garbino mettili a bordo”; cosi i preziosi dipinti andarono persi con l’affondamento dell’Idea.
Successivamente comprò una barca l’Assunta con la quale fece diversi viaggi.
Poi, siccome era ricercato dai fascisti, lasciò definitivamente l’Italia insieme alla moglie e alla figlia, partendo da Porto Ercole. Infatti era stato avvisato da un pezzo grosso fascista l’ex socialista Livornese Ricci, di fare rotta lontano dall’Italia. La barca sostò nel porto francese di Saint Maxim, qui Eraco incontrò il cugino Primo Vongher con alcuni parenti; in quella località gravitavano tanti esuli antifascisti tra i quali quel “bronchiolitico” di Pacciardi, così definito da Mussolini.
Una volta in Francia per navigare, si sarebbe dovuto naturalizzare francese ma Eraco rifiutò, tanto che la barca marcì nel porto .
Un giorno la figlia fu avvisata da una coetanea:“Franca le bateau de ton père fait comme ça”, "La barca di tuo padre fa così", facendo un gesto eloquente. Tutta trafelata Franca avvisò il padre che rimase per tre giorni senza mangiare e senza parlare, seduto su una sedia e con la testa appoggiata tra le mani dalla disperazione.
Dopo questa batosta, per tirare avanti, Eraco lavorava nei campi della Provenza raccogliendo fagioli, lavanda, olive e altro.
Lavorò a Nizza con l‘impresa dell’Ing. Luigi Crociani e un giorno non a caso fu schiacciato da una macchina che lavorava il bitume.
La moglie lo assistette amorevolmente mentre la figlia fu ospitata in casa di Camerani amico di Sandro Pertini. Dopo 15 giorni passati tra atroci sofferenze Eraco morì con un rammarico: quello di aver trascinato i suoi in una vita alquanto movimentata ma piena di grandi ideali. Fu sepolto a Nizza nella nuda terra coperto da un cuscino di garofani rossi fatto confezionare appositamente dagli antifascisti.
Dopo tale incidente la moglie si rivolse al console italiano a Nizza. Sulla scrivania del funzionario la moglie vide le foto del marito mentre era intento a lavorare, segno che era spiato. Fernanda chiese di rimpatriare e le fu risposto:“Vada sicura”. Arrivata alla frontiera fu arrestata e condotta in carcere mentre la figlia Franca fu separata in modo traumatico dalla madre tanto che questa violenza la segnò per tutta la vita. In quel frangente Franca venne ospitata in un ospizio per vecchi gestito dalle suore.
Alla nascita di Maria Pia di Savoia ci fu un amnistia e le due donne raggiunsero Porto Santo Stefano. Dati i loro trascorsi non erano ben viste dai paesani e nel ‘36 si stabilirono ad Ostia, dove altri santostefanesi conducevano i motoscafi per l’assistenza agli idrovolanti dell’idroscalo.
Con l’avvento della Repubblica l’onorevole Pacciardi, memore del contributo dato da Eraco alla causa della libertà, rintraccia la moglie e la figlia e le aiuta impiegando Franca presso il giornale “La voce repubblicana”. Il 30 aprile 1972 presso il Ristorante La Marinella il partito repubblicano conferisce alla moglie una pergamena e una medaglia d’oro alla memoria di Eraco “per le battaglie affrontate nello spirito e nel nome del partito repubblicano”.
Si ringrazia la figlia Franca che con la sua testimonianza ha reso possibile elaborare lo scritto. Le foto seguenti sono di Eraco e della moglie Fernanda.
Riccardo Manzoni