martedì, Novembre 5, 2024
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Il mio campione preferito

Chi e' stato per me Carlo Loffredo? E' stato il mito. Il campione del cuore. Quello che io ragazzetto sognavo di diventare un giorno. C'era chi impazziva per Mitri, chi per Boniperti, chi per Berruti. Io no. Io volevo essere come Carlo. Il mio primo ricordo di Carlo risale agli inizi degli anni Cinquanta. Ero un bimbetto di 7-8 anni. Andavo al Moletto o davanti alla spiaggetta in Piazza a seguire gli allenamenti di quelli della Rari.

A quel tempo il nuoto era lo sport piu' praticato a Porto Santo Stefano. Forse perche' serviva solo un paio di slip, e si sa non e' che di soldi in quel periodo ne circolavano molti. C'erano tantissimi nuotatori dilettanti e poi c'era Lui, Carlo. Passavo ore ed ore ad osservarlo. Era gia' affermato a livello nazionale: Campione italiano allievi nei 100 dorso. E poi i tuffi. Lui e Peppe erano degli artisti, sia se si buttavano dal blocco, da uno scoglio o dalla prua di un veliero ormeggiato sul Molo. Potevi chiudere gli occhi e indovinare quando a tuffarsi era uno di loro. Anche in mezzo a 20 altri ragazzi. Dopo un volo d' angelo o una serie anche di tre capriole, l'entrata in acqua era impercettibile. Lo osservavo quando dopo una lunga nuotata si sdraiava su uno scoglio del Moletto, sempre quello, e in un momento il respiro tornava regolare e i muscoli scintillavano su quella pelle abbronzata, formando un arco nella pancia. Carlo mi prese in simpatia. Non mi ha mai detto perche'. Fra me e lui c'erano una decina di anni differenza, forse riteneva che avessi quella tecnica che poteva farmi ritenere una promessa. Un giorno poi , grazie a Cupido, diventammo ancora piu' vicini. E quando ero in mezzo agli amici e lui mi chiamava io diventavo da quella mezza sega che ero, piu' alto di 20 centimetri. Tante volte abbiamo nuotato insieme, fino al Siluripedio, la Madonnale, e io sempre dietro a lui. Poi andavamo in barca, tutti insieme. Alla Cacciarella, al Cauto, alla Grotta del Turco. Davamo fondo fuori, anche 200 metri dalla spiaggia. Lui si buttava, arrivava a terra e ritornava a bordo. Senza mai assommare. Si allungava sulla prua e diceva: " Che bella giornata". Poi venne il giorno che passo' al Mio Rione. Era il 1958. Io li portavo il remo alla sfilata. Non vincemmo, ma si sa il perche'. L'hanno dopo che ripasso' con voi, alla fine ero contento che li dessite una stracciata indimenticabile. Ancora oggi quando nuoto dal Moletto alla Madonella penso sempre a Carlo, mi fa sentire bene, come in quelle belle giornate.
 
il cuginetto crociaiolo
 

Da sinistra a destra: appogiato alla porta Diego Abbatantuono, Sergione, la moglie di Lavoratori, Lavoratori, Carletto Cacarella, Mario Loffredo, Carlo, Peppe, inginocchiato Baciccia.