Storie dell’altro secolo: L’altro Consumi
Credo di non esagerare nell’affermare che, per ciò che riguarda la sfera Palio Marinaro, Osvaldo Consumi sia stato il più grande Pilarellaio di tutti i tempi. Pur non avendo partecipato ad alcuna regata e non essere mai stato il capitano del rione, ha avuto una carica decisionale mai più riscontrata in alcuno anche se, per oltre trentanni ha vissuto lontano dal paese. Allora se i tempi non tornavano ti trovavi in terra la sera stessa, non come oggi che si cercano scuse impossibili pur di arrivare al 15 senza rotture di coglioni.
Osvaldo era uno che viveva di passioni ed il palio era una di quelle. Era diventato l’incubo dei timonieri che quando, su sua precisa richiesta, sfilavano con il guzzo davanti l’angoletto del Bar Chiodo con voce tremolante usavano dire all’equipaggio: “Mi raccomando andate a tempo e spalate il reme che Consumi ci guarda”. Ma come dicevamo il Palio non è stata la sua sola passione. Lui sosteneva che per essere perfetto un uomo deve essere Pilarellaio, Repubblicano e Juventino. Una volta nel periodo estivo, non essendo ancora in ferie stava tornando a Genova per il turno di note sui rimorchiatori. Con lui c’era anche Vincenzo il Papetto. Passato Livorno si fermarono ad un autogrill per una pisciatina e caffè. Al banco del bar c’era un altro signore ed Osvaldo vedendo che in mano aveva Tuttosport gli chiese se era juventino. Avutene la certezza iniziarono a parlare di Del Sol, Cinesinho e dei gol che che si mangiava De Paoli. La discussione andò avanti per diversi minuti quando il nostro capì che il signore aveva anche forti simpatie repubblicane ed era andato alcuni mesi prima all’ ultimo congresso del partito a Roma. In un lampo cambiarono i nomi del discutere e si passò al grande Ugo La Malfa e i suoi delfini Giovanni Spadolini e Bruno Visentin precisando di come sarebbe stato difficile per il figlio Giorgio seguire le orme di tale padre. I due, dopo una mezz’oretta, erano ormai ai saluti quando uno scoglionato Papetto si raccomandò: “Ora chiedili se è pure della Pilarella così famo notte!!!”. Il partito Repubblicano è stata una fede che veniva da lontano. Da suo padre Ettore nonchè l’ originale Consumi e a questa sua fede è legata anche una grande incazzatura. Eravamo ad inizi 2000, quando il 15 di Agosto dopo la sfilata il Principe Vittorio Emanuele e la consorte Marina Doria a passeggiavano sotto i palazzi del molo accompagnati da alcuni paesani. Quando passarono sotto a Genesio, Mafalda, la moglie di Tonino, tirò fuori dalla cassapanca la bandiera della Regia Marina appartenuta allo zio Nino e incominciò a sventolarla in segno di gioia. Marina Doria se ne accorse e gli lanciò un bacio. Il gruppetto arrivò a destinazione nel palazzo dove avrebbero visto il Palio e, ironia della sorte quel palazzo era quello di Consumi. Quando Osvaldo se ne accorse a momenti collassava e gridava che “Mai e poi mai certa gentaglia deve entrare nel mio palazzo!”. Il dispiacere fu talmente grande che richiamò a quello del gol di Magath quando con un tiro da trenta metri beffò Zoff dopo sette minuti in una finale di Coppa di Campioni e ci vollero tre cognacchini per farlo riprendere. Ma Osvaldo è stato anche un uomo gentile e di estrema cultura. Amante della musica classica possedeva un infinità di cassette audio e video di opera. Ma tante tante che, chi non è mai stato in casa sua non si può immaginare. Si sedeva sul divano con le cuffie alle orecchie e non si stancava mai di ascoltarle. Per una cinquantina di anni ha comprato il Radio Corriere, fin da quando si chiamava Radio Orario, perchè era l’unica rivista del settore in cui poteva trovare le scalette musicali dei programmi radiofonici e la lista complete dei brani trasmessi dalla filodiffusione. Nel 1995 lo trovai in piazza disperato perchè il Radio Corriere interruppe le sue pubblicazioni e non poteva più essere aggiornato, ma presto trovò nel Venerdì di Repubblica un più che valido sostituto.
Puntuale all’appuntamento giornaliero con la trasmissione Foyer in seguito diventata Club dell’ Opera ed infine La Barcaccia, dove, essendo un programma per pricipianti dell’Opera si divertive a scoprire le fesserie che venivano dette. Negli anni di Genova comprava giornalmente La Stampa versione ligure, perchè poteva trovarci almeno quattro pagine che scrivevano della Juventus. Seppur non è mai stato un grammo sovrappeso è sempre stato una grande forchetta anche se la sera si limitava con un grosso piatto di spaghetti olio e parmigiano abbondante. Una vita passata sui rimorchiatori di Genova in qualità di Direttore di Macchina quando a metà anni settanta venne in pensione in attesa della stessa fece un imbarco sul panfilo, ma non era cosa sua. Se ne andato serenamente proprio in prossimità dei cento anni e state sicuri che quando arriverà lassù e rivedrà i vecchi bindoli il primo a gridare “Chi non salta vallaiolo eè” sara’ proprio lui, Osvaldo. Chapou!
Ciao,
una rotondasulmare il nostro disco che suona