venerdì, Novembre 22, 2024
Ad ogni vittoria la sua estate

Ad ogni vittoria la sua estate: 1959

Il 1959 lo ricordo come l’estate del juke box che ormai aveva preso piede negli stabilimenti a noi cari come la Caletta e il Moletto. Proprio in quest’ultimo, aperto tre anni prima da Evelio Gabrielli ed Andrea Schiano, c’era il ritrovo di noi ragazzi, e proprio lì è legato il ricordo del mio primo vero bacio. Lei si chiamava Orietta, era di Roma e stava in affitto da Vittorina insieme alla famiglia. Stavamo in piedi fuori dal bar, io per atteggiarmi da grande, avevo rubato un paio di nazionali al mio babbo e ne fumavo nervosamente una mentre sorseggiavo una coca cola alla bottiglietta. Lei di un anno piu grande, scelse una cedrata. Ricordo che i suoi genitori erano seduti insieme ad un altra coppia ad un tavolo. La presi per una mano e la portai dietro il bar, poi la voce di Fred Buscaglione fece il resto.

Ma al Juke box è legato un altro ricordo di quell’estate lontana. Un ricordo di palio. Ci eravamo lasciati la scorsa settimana con un mano un match point per la conquista della prima Coppa d’Oro. Purtroppo l’anno dopo andò male. Vinse il Valle, noi arrivammo ultimi. Del Palio del 1959 ha gia raccontato tutto l’amico Rotonda sul mare. Io non potrei fare di meglio, perciò vi rimando a chi non l’avesse ancora letto al suo splendido racconto: “L’ultima volta”. Io voglio solo dirvi che la sera in cui la delegazione del cosiglio salì su da Artemia allo Sconcione per convincere i suoi figli a fare il palio con noi, ero tra i rionali che aspettavano alla Caletta. Allora la terrazza era adibita a pista da ballo. O con l’orchestra, o come appunto quella sera con il Juke box. Ricordo che era piena di pischelli romani che ballavano rock and roll, twist e shake. Fino a quando Franco Frigge un pò perché si ruppe i coglioni per davvero e un pò perché voleva attaccà briga per passare il tempo dell’attesa, dopo aver fatto una colletta tra i presenti (eravamo una ventina o forse più) e raccolto un migliaio di lire le infilò tutte e mise solo, me lo ricordo ancora tutte le volte, e una melodia lagnosa uscì fori. Faceva così:

E’ pass’o tiempo, pensannu sultanto all’ ammore
E nun s’arrenne ‘stu core
penzanno, aspettanno a te.
Pure a vernata fredda
se l’ accarezza o sole
ma ‘o sole, o sole mio addusta’?

Vieneme ‘nzuonno si, vieneme ‘nzuonno
nun me scetà famme impazzì, insieme cu te
me pare o vero ‘ca si turnata
comme ‘e ‘na vota abbracciata cu mme
ammore, ammore mio.

I romanetti si avvicinarono al Juke box dicendo che loro volevano ballà, ma Frigge unendo le labbra a buco e mettendoli la mano a conchetta davanti al muso lidise: “Ma se a me piace sta canzone che voi?”

La canzone era Venime nzuonno presentata quello stesso inverno da Sergio Bruni al Festival di Sanremo.

Poi Consumi scese e ci disse del colpo di stato.

Gareggiarono:
Timoniere: Loffredo Vittorio detto Pitenia
Capovoga: Loffredo Giuseppe
Secondo reme: Loffredo Carlo
Terzo reme:Costanzo Pietro detto Nencini
Quarto reme: Loffredo Elio

Fu la vittoria dell’orgoglio Pilarellaio. Ci riprendemmo quello che ci avevano tolto, come evidenziò DuDù, ribaltando le bandierine dell’ordine d’arrivo dell’anno precedente.

Impazzimmo tutti. Fu come se avessimo vinto per la prima volta. Festeggiammo fino a notte fonda, come mai facemmo gli anni prima.

In Italia intanto la guerra sembra ormai essere solo un lontano ricordo; gli italiani stanno iniziando a vivere il loro “miracolo economico”. Ma è ancora l’anno dove il bigottismo, i benpensanti, gli ipocriti non tacciano ancora, criminalizzeranno i blue jeans, il juke box, i flippers, il rock e i giovani scostumati che vengano tacciati come “teddy boys”.

La precedente puntata c’eravamo lasciati con Claudio Villa che vinse il Festival di Sanremo con Corde della mia chitarra, e nel giro di pochi mesi l’Italia vive quella che è considerata la “scossa”, il brivido, l’esplosione. Il giovane irrompe sugli schermi del Festival di Sanremo presentandosi addirittura di spalle, per poi piazzarsi di faccia, dopo un salto, col microfono in pugno. Mostrare per la prima volta la schiena al pubblico è una trasgressione estremamente visibile, il massimo della sfacciataggine. Saranno 60 secondi travolgenti:

Il tuo bacio è come un rock
che ti morde col suo swing.
E’ assai facile al knock out
che ti fulmina sul ring.
Fa l’effetto di uno choc
e perciò canto così:
Oh-oh-oh-oh-oh-0h-oh”
il tuo bacio è come un rock.

I tuoi baci non son semplici baci
uno solo ne vale almeno tre;
e per questo bambina tu mi piaci
e dico:”Ba-ba-baciami così!”
……………………………
……………………………

Ma non è solo l’anno della scoperta di Celentano. A quello stesso Festival di Sanremo, ci fu una canzone eseguita da Wilma De Angelis e Betty Curtis. La prima la cantò in modo melodico, la seconda “urlata”. Non fecero successo. La stessa estate la propose una giovane e sconosciuta cantante:

Nessuno, ti giuro nessuno,
nemmeno il destino ci può separare
perché quest’amore che il cielo ci da,
sempre vivrà…

Nessuno, ti giuro nessuno
può darmi nel dono di tutta una vita
la gioia infinita che sento con te…
Solo con te…..

Ebbe un successo clamoroso. Il suo nome era Baby Gate, da allora Mina.

Via del Molo, in estate è piena di turisti che a piedi, in costume, con dei pinnoni neri enormi in mano si dirigono verso il Moletto, la Caletta o il Siluripedio. Intanto Clelia lascia il bar alla figlia Lina che lo gestirà con il marito Gaetano, la cui loro figlia, oltre a fare le sanguzzate alla lunga dalla banchina, è bravissima ad imitare proprio la Mina che canta Nessuno.

Le ragazze più grandi studiano. In confronto agli altri rioni è 1 a 10. In quegli anni molte si laureano maestre: Maria di Giulia, Ines, Aurora di Mariangela, Andreina e Rossellina di Ulde, Norma di Fischio e Norma del Nero, Marcella, Graziella e l’altra figlia di Bisio. Siamo un rione di vogatori e di maestre.

Quell’anno aprì l’Hotel di Cala Piccola e noi partimmo con la barca dal Moletto. Sulla prua, Nino Castagnara teneva una grande bandiera della Pilarella. La consegnammo al proprietario dell’Hotel, che la alzò sul pennone più alto, e divenne il Presidente onorario. Altri tempi.

Da quell’anno in Italia si incomincia a fare la Hit parade musicale settimanale. A pubblicarla all’inizio è la rivista “il Musichiere”.

Il 15 agosto 1959 la classifica è la seguente:

1 Arrivederci Marino Barreto jr
2 Venus Franki Avalon
3 Guarda che luna Fred Buscaglione
4 Lonely boy Paul Anka
5 Notte lunga notte Domenico Modugno
6 Gli zingari Dalida
7 Petit fleurs Sidney Bachet
8 I sig Ammore Nicola Arigliano
9 Tom Dooley Kingston Trio
10 Pity pity Paul Anka

I sing amore
per dirti darling I love you
sto inguaiato ti amo
very much
purtroppo però non lo so dir

Do you capire
my love tu dare solo un kiss
io pregare tu credermi perché
desidero te for me

e non sapendo catarì
ne torna a surriento
canto only you solo per te.

I sing amore
do you capire oppure no
voglio dirti Ilove you I love you so
e resta così con me
la la la la la la la
I sing amore
la la la la la la la
I sing amore eh!

Lennon-McCartney