Dal Molo a Las Vegas: Storia di un capannuglio..
Era Luglio 1999 quando sbarcai all’approdo aereo nel deserto del Nevada. Un caldo si boccheggiava….a pensa’ na settimana fa’ ero a fa’ ‘l bagno al Giglio…….
Vabbe’, tanto ci devo sta’ un anno e mezzo, imparo l’inglese e poi vado a fa’ il cuoco sui panfili.. le ultime parole famose! A gennaio 2008 so ancora qui!
Ciao, per chi non l’avesse ancora capito sono Renato De Pirro e vivo a Las Vegas da ormai 9 anni. Uno dei tanti Santostefanesi D’america. Lavoro adesso in un Ristorante Italiano come chef esecutivo (piccola consolazione il ristorante si chiama Terra Rossa, una bella coincidenza a 12000 km di distanza).
Vabbe’, tanto ci devo sta’ un anno e mezzo, imparo l’inglese e poi vado a fa’ il cuoco sui panfili.. le ultime parole famose! A gennaio 2008 so ancora qui!
Ciao, per chi non l’avesse ancora capito sono Renato De Pirro e vivo a Las Vegas da ormai 9 anni. Uno dei tanti Santostefanesi D’america. Lavoro adesso in un Ristorante Italiano come chef esecutivo (piccola consolazione il ristorante si chiama Terra Rossa, una bella coincidenza a 12000 km di distanza).
Intanto Benvenuti a tutti i pilarellai e non. Questo sito, come tanti altri, e’ un legame fra per noi che viviano lontano e l’amato scoglio che ci manca sempre, d’altronde chi nasce sardella muore salato!
Questa volta pero’ grazie a pilarellai.net c’e’ la possibilita’ per noi di farvi sapere qualcosa di questa parte di mondo. Parleremo in questa rubrica perlopiu’ di cucina e degli aneddoti ad essa relativi, di come tonnina e cardaro hanno conosciuto il Far West, e la conquista della California da parte della sora Giovanna..
Questa volta pero’ grazie a pilarellai.net c’e’ la possibilita’ per noi di farvi sapere qualcosa di questa parte di mondo. Parleremo in questa rubrica perlopiu’ di cucina e degli aneddoti ad essa relativi, di come tonnina e cardaro hanno conosciuto il Far West, e la conquista della California da parte della sora Giovanna..
Iniziamo il nostro primo appuntamento culinario nell’onda dei ricordi, rimembrando appunto, una canzone di Publio, “ricrionne”, dove si parla di cucina e cucinato, di sora Giovanna e di acertolo al rumme, e di capannugli….
Erano gli inizi degli anni 90, e i capannugli eravamo io e Alessandro Castagnara, detto “l’artista”, per le indubbie doti al pianoforte e per quell’aria un po’ da “Einstein”.
Io ero “lo Chef”, anche perche’ diplomato da poco alla scuola alberghiera, e il terzo, il padrone di casa, era Publio, che nei weekend assommava al paesello (al tempo lo faceva molto piu’ spesso). La mattina ci ritrovavamo al molo, dove da li’ andavamo a fare la spesa, intanto che si pensava al menu’ della serata. La spesa co Publio era una delle cose piu’ estenuanti che si potesse sostenere. Dal molo al forno di Ghiga era minimo un’ora. Immaginate che al paese tutti conoscono Publio, e allora ogni 10 passi c’era sempre qualcuno che lo faceva chiacchera’, percio’ andavano via almeno 3-4 ore bone pe’ ‘na borsettata di spesa.
Quella sera Publio era ispirato, e siccome io ero lo Chef diplomato, mi chiese di fa’ l’omelette confiture. Sta cosa del francese ci appassionava, allora cominciavamo a fantasticare menu con canard a’ l’orange, filet de boeuf , loup de mer, escargot, esaltando ldoti e ricette di Escoffier e Brillat Savarin. E noi a ride a crepapelle.
La sera i capannugli arrivano a casa Terramoccia, lo Chef cominciava a ‘ntruglia’, Publio, che si autodefiniva “sguattero di prima”, impartiva gli ordini allo “sguattero di seconda”, Alessandro, divideva i compiti, chi pelava le patate, chi rompeva le uova, chi lavava i piatti ecc. La sera dell’omelette non mi ricordo bene, mi sa’ si mangio’ un pasta prima (meno male), poi fra l’eccitamento generale, lo Chef mette a tavola l’omelette confiture, e, dopo grandi elogi alla ricetta e allo Chef, i tre addentarono il “creato”.
Ci fu un attimo di silenzio prima del boato della risata che succedette alla prova dell’omelette. “ma bai in cuffia bai!”. Passata una buona mezzora a ridere, il trio si ricompose e pur ammettendo che l’abbinamento non era poi dei migliori, forse era la marmellata, forse lo “sguattero di seconda” non aveva sbattuto bene le uova, e la discussione ando’ avanti su come migliorare la ricetta. Fatto sta’ che l’omelette confiture mai si ripresento’ sulla tavola di Terramoccia.
Comunque, per chi volesse provare l’esperienza, ecco la ricetta:
Erano gli inizi degli anni 90, e i capannugli eravamo io e Alessandro Castagnara, detto “l’artista”, per le indubbie doti al pianoforte e per quell’aria un po’ da “Einstein”.
Io ero “lo Chef”, anche perche’ diplomato da poco alla scuola alberghiera, e il terzo, il padrone di casa, era Publio, che nei weekend assommava al paesello (al tempo lo faceva molto piu’ spesso). La mattina ci ritrovavamo al molo, dove da li’ andavamo a fare la spesa, intanto che si pensava al menu’ della serata. La spesa co Publio era una delle cose piu’ estenuanti che si potesse sostenere. Dal molo al forno di Ghiga era minimo un’ora. Immaginate che al paese tutti conoscono Publio, e allora ogni 10 passi c’era sempre qualcuno che lo faceva chiacchera’, percio’ andavano via almeno 3-4 ore bone pe’ ‘na borsettata di spesa.
Quella sera Publio era ispirato, e siccome io ero lo Chef diplomato, mi chiese di fa’ l’omelette confiture. Sta cosa del francese ci appassionava, allora cominciavamo a fantasticare menu con canard a’ l’orange, filet de boeuf , loup de mer, escargot, esaltando ldoti e ricette di Escoffier e Brillat Savarin. E noi a ride a crepapelle.
La sera i capannugli arrivano a casa Terramoccia, lo Chef cominciava a ‘ntruglia’, Publio, che si autodefiniva “sguattero di prima”, impartiva gli ordini allo “sguattero di seconda”, Alessandro, divideva i compiti, chi pelava le patate, chi rompeva le uova, chi lavava i piatti ecc. La sera dell’omelette non mi ricordo bene, mi sa’ si mangio’ un pasta prima (meno male), poi fra l’eccitamento generale, lo Chef mette a tavola l’omelette confiture, e, dopo grandi elogi alla ricetta e allo Chef, i tre addentarono il “creato”.
Ci fu un attimo di silenzio prima del boato della risata che succedette alla prova dell’omelette. “ma bai in cuffia bai!”. Passata una buona mezzora a ridere, il trio si ricompose e pur ammettendo che l’abbinamento non era poi dei migliori, forse era la marmellata, forse lo “sguattero di seconda” non aveva sbattuto bene le uova, e la discussione ando’ avanti su come migliorare la ricetta. Fatto sta’ che l’omelette confiture mai si ripresento’ sulla tavola di Terramoccia.
Comunque, per chi volesse provare l’esperienza, ecco la ricetta:
Ingredienti per 4 persone:
8 uova
30 grammi di burro
100 grammi di confettura di albicocca o altra frutta
2 cucchiai di zucchero
1 pizzico di sale
Rompere le uova in una ciotola, aggiugere il sale e sbattere bene con una forchetta.
In una padella calda far fondere il burro. Aggiungere 1 quarto del composto delle uova spargendolo sul fondo della padella.
A meta’ cottura, con una spatola piegare in due la “frittata”, e cuocere ambo i lati per altri due minuti. Ripetere per altre 3 volte.
Nel piatto di portata, mettere la confettura sopra le omelettes, cospargere di zucchero e servirle ben calde.
Buon Appetito e forza Pilarella.
Renato De Pirro