La mia Pilarellaietà
Settembre 1994, elezioni del nuovo consiglio, Hotel La Caletta. Zoraido mi spinge a presentarmi. Venivamo da due buche di seguito dopo il Palio vinto nel '92. Ero sempre stato defilato dal guzzo, dalle riunioni, dalle chiacchiere. Vivevo il Palio a modo mio con gli amici giusto i giorni vicino Ferragosto. Venni eletto e mi ricordo sempre le parole di Claudio Mazzetti sulla porta dell'albergo:
"E ora un culo così". Non sapevo a cosa andassi incontro, ma me ne resi subito conto. Tredici anni vissuti intensamente e quei colori sempre più nel cuore. Addirittura marchiati sulla pelle. Più di un mese all'anno dedicato al calcetto agli Jacovacci. Quaranta giorni dove tutto si fermava, anche la piazza che si riversava in blocco sulle tribune del cinema all'aperto. I preparativi, la frequenza assidua dalle 18 alla mezzanotte, le incazzature, i prepotenti, ore passate tra i topi del vecchio cinema e tra i sarracchi e l'erba di muro del giardino del "generale" a cercare i palloni. Qualche volta anche il fischietto in bocca per arbitrare. Mi ricordo che l'ultimo anno di Isef a Roma l'ho vissuto da pendolare partendo alle 6.30 di mattina con il treno da Orbetello, reduce da una serata dove l'ultima partita, magari con tanto di polemiche, durata fino oltre mezzanotte, e gli occhi gonfi per il sonno e l'allergia dei pollini dopo aver smosso qualche cespuglio alla ricerca dei palloni buttati di là da Paolicchio. Ma il momento di maggior sforzo era durante l'estate. Mi ricordo che un anno lo organizzammo in due, io e Francesco Mazzetti. Sveglia la mattina in direzione Abbadia S.Salvatore a ritirare le magliette da vendere al bancarello, decine di volte a Grosseto per acquisti in merceria, abbigliamento tecnico, stoffa e quant'altro, trasferta a Livorno a prendere i remi nuovi, imbottigliati nel traffico di Santo Stefano sempre di furia e mai senza un minuto di pace. Alla fine quel Palio si vinse, era il 97, ma non ci fermammo più di tanto ad esultare visto che il tempo non c'era. Festa del rione vincente, cena alla Lucciola, pagamenti, ecc. Memorabili però anche le riunioni all'Ente Palio. L'ultimo anno di Nino di Norma fu spettacolare. Il comandante del Palio diceva bianco e Mazzetti ribatteva nero. Mi ricordo che durante una riunione Olivari disse "Mi raccomando. Domani alla riunione con il prefetto e il sindaco vestiti per bene". Francesco si presentò in calzoncini corti e maglietta multicolore. Glielo fece apposta. Forse quelli sono stati gli anni a cui sono più legato. Non dico i primi due da consigliere, 95-96, che comunque videro la Pilarella vittoriosa un anno e deludente in quello seguente. Dal 97 al 99 fu tutta una risata. In qualsiasi occasione. Vi è mai capitato di mettere una scala appoggiata ad un lampione, con una macchina parcheggiata proprio sotto, salire in cima per attaccare le bandierine, qualche fava che si scorda di impuntare i piedi alla base e vedersi scivolare la scala con il rischio di cadere ed arrivare ad un centimetro dal cofano della macchina? O magari quella volta che il Cicchetto per inserire gli stop nei muri del molo per fissare le staffe delle bandiere, con il trapano prese un cavo elettrico che abbuiò tutta la via rischiando di rimanerci. Ce ne sarebbero tante da raccontare. Un periodo della nostra vita difficile da scordare. A volte mi domando come si fa a non provare un esperienza del genere pur avendo il tempo a disposizione. In troppi se ne stanno al murello o al bar pronti a dire, dietro perchè magari d'avanti nessuno ha il coraggio, cosa non va. Ho sempre preferito evitare di fare bel viso a cattivo gioco rispetto chi ti saluta da lontano per poi pugnalarti alle spalle. Il Palio è anch'esso specchio della nostra santostefanesità, giustificata se si è di fronte ad un valliolo, incomprensibile se certe cose vengono fuori da chi è in sfilata con te. Ma in 13 anni ne ho viste di tutti i colori e non ci si stupisce più di tanto. A settembre ho deciso di uscire dal direttivo perchè gli impegni futuri mi avrebbero portato lontano dal mondo del Palio. E poi, a dire il vero, ci vuole un break. Di una cosa mi dispiace e il non esserci riuscito mi rammarica enormemente. Ho sempre pensato che l'identità rionale sta nell'originalità di rappreesentare la propria appartenenza. In questi anni abbiamo lavorato soprattutto in questo. Controtavolte, gadgets, sito internet, cena rionale, libri: tutte cose di cui crediamo di essere fieri, ma probabilmente non condivise da tutti. Peccato, perchè io non vorrei mai comportarmi come un vallaiolo, ne tantomeno vestire come lui, fare gli stessi discorsi, attaccare le bandierine invece delle bandiere. Ci sono pilarellai che non riescono a controbattere e nel mucchio, dove ricordo che su 10 persone uno è pilarellaio, uno crociaiolo, uno fortezzaiolo e cinque vallaioli, non rimangono delle proprie idee e si appiattiscono su quelle degli altri. Ecco, l'essere uguale agli altri o fare le stesse cose che fanno gli altri non aiuta di certo a rendere vivo il Palio. Chi sente veramente il rione nel cuore si è sempre voluto distinguere dagli altri. Io, e molti altri, la pensiamo così e il sito che state seguendo è un prodotto di queste idee….
Così, semplicemente
Claudio Busonero