La nostra famiglia
Iniziano a spuntare le prime bandiere, bandierine o presunte tali in giro per il paese. I nostri fantastici colori per il momento disertano, ma c’è ancora tempo. Per quanto mi riguarda basta il bandierone che sventola in piazza per riempire i miei occhi e il mio cuore di gioia.
Mi sono resa conto però che c’è un po’ di disaffezione nei confronti del proprio rione, non parlo in generale, degli altri non ce ne deve fregare niente, parlo di noi. Posso capire che non c’è la pressante necessità che le persone che stanno dietro i nostri ragazzi tutto l’anno siano tante e posso anche capire che quando fuori fa freddo a tutto si pensa tranne che a ferragosto. Ma siamo a meno di un mese dal Palio ed esclusi i soliti noti non si vede molta gente a fare gruppo intorno all’equipaggio.
La disaffezione purtroppo la vedo nei ragazzi più piccoli, in quelli più giovani di me. Non capisco come si faccia a non andare a sentire, ad informarsi, andare a curiosare. Fermare i ragazzi che porteranno i nostri colori solo per dirgli “oh mi raccomando eh”, o magari fare a gara per portare i remi al guzzo, o piuttosto andare a seguire gli allenamenti. Riesco a capire che oramai sono tanti anni che non vinciamo e che quindi i giovani non siano attaccati al rosso-bianco-blu per mancanza di un ricordo vivo di una vittoria. Quello che non vorrei è che succedesse come alla fortezza, che da quando vince i rionali sono triplicati mentre prima erano davvero quattro gatti. Si insomma non vorrei che i rionali fossero tali solo quando si vince.
Il Palio è soprattutto la gara e l’obiettivo è ovviamente vincerlo ma ci sono tante cose di contorno che, almeno secondo me, fanno “aria da palio”. Come ad esempio il fatto che chiunque, me in primis, si metta a dire la sua anche se di remi, girate e tutto il resto non ne capisce praticamente niente. E’ palio fermarti con quello e quell’altro per parlare del vestito della sfilata sin da marzo e poi arrivare alla sera della cena che ancora quasi nessuno ha il vestito pronto. E’ emozionarti ogni qualvolta che qualcuno, che sia sul guzzo o che gli stia solo intorno, ti dice“quest’anno andiamo bene” e dato che te lo dicono ogni anno pregarlo di non dirlo più perché ti ci fa credere, ma in realtà sotto sotto già ci stai credendo. E’ palio spiegare ad un forestiero che ti ha detto “la Pilarella è quella che non vince mai, vero?” che la Pilarella è la signora del Palio in tutti i sensi, e sentirsi da lui rispondere, mentre si guarda intorno in via del Molo, “e come non potrebbe esserlo?”.
Coinvolgere e autocoinvolgersi è la parola d’ordine. Non esistono dentro e fuori, non esiste nuovo e vecchio, non esistono grandi e piccini. Tutte le nuove leve vanno arruolate e devono arruolarsi, ma anche gli storici “ex palianti” devono tornare sulla piazza per consigliare, correggere e dare una tiratina di orecchie quando ce ne è bisogno. Che nessuno si senta mai escluso, perchè alla fine, con tutti i litigi e le polemiche, non siamo altro che una grande famiglia.
Claudia Pollio