Emozioni e sensazioni
Il tempo passa per tutti, ma le sensazioni rimangono tali e immutate. Anzi, forse un pò di più. L'apice intorno le 18 e 30, sotto i "pali" delle bandiere fuori al Giulia. In quell'ora scarsa che ci separa dalla gara veniamo travolti da un mare di emozioni. Le ultime dell'anno. Perchè per chi come me lo ha vissuto intensamente, e continua a viverlo, l'anno inizia il 16 agosto e finisce 364 giorni dopo.
Non ci sono finali di Champions League o cavalcate Scudetto che tengano. Non ci sono Natali o Capodanni più memorabili dell'evento clou che i nostri antenati ci hanno tramandato. Il "sediciotto" è diverso. L'aria è cambiata. L'estate è finita. I quindici giorni che ci separano da settembre sembrano sospesi, forse più tranquilli, decisamente più distesi. L'apice emotivo lo abbiamo raggiunto qualche giorno prima più o meno tutti allo stesso modo fino alla partenza. Poi i nostri destini vengono separati a seconda dell'epilogo in mare. Mi piace però ricordare i momenti che si provano il 15 agosto. Un giorno particolare, dove cerchiamo di spezzare il tempo riproponendo certe situazioni, riti scaramantici, momenti che ci ricordano il passato, specialmente la nostra infanzia. Ferragosto è un ritorno al passato. E' come se con la macchina del tempo si facesse un salto a qualche anno prima. Stessi personaggi, stessi costumi, stesse magliette, stessi coretti, stessi discorsi, stessi scongiuri. Un giorno in cui la piazza non è la solita piazza. Un giorno in cui il molo non è il molo di tutti i giorni. Un giorno in cui il Lungomare, dalla sfilata, si apre alla Pilarella nel tardo pomeriggio come solo in questo giorno lo sa fare. Chissà se il Palio è un nostro difetto. Il fatto di stare in un posto stupendo e di avere questa festa come riferimento non ci fa guardare più avanti del nostro naso. Ci accontentiamo così. E ci odiamo in pochi giorni come solo noi sappiamo fare. Poi le barche scivolano a mare e la nostra migliore gioventù di li a poco si darà battaglia a colpi di remi. Qualche ultima scaramuccia, rivolta al Molo o alla curva sotto la Pace. I cori migliori, o le infamate peggiori, li lasciamo all'ultimo passaggio degli equipaggi. La cordicella dei gavitelli tende anche noi come corde di violini, e lo sparo non è una liberazione. E' uno stato di confusione che rimane tale per i 135 – 140 secondi seguenti. Iniziano le speranze, diminuiscono le palpitazioni. Chi non ce la fa a resistere 25 minuti scarsi, chi spera in una rimonta, chi con la testa ragiona sull'anno seguente. L'ultima a terra siamo tutti a mare. Mentre infreddoliti mischiamo le nostre sensazioni, Porto Santo Stefano è un quadro stupendo. A 360 gradi. Tre quarti di grida, di bandiere, di sguardi rivolti altrove. Un quarto dedicato al palcoscenico di quattro guzzi che spinti dalla storia, dall'orgoglio, da rivincite e da speranze, alla spicciolata, chiudono il sipario del miglior spettacolo che siamo capaci ogni anno di offrire. Mi rimane impresso nella mente un abbraccio ed un bacio sulla guancia che Enzo Schiano detto il Fiammifero dette a Primo Minutolo al termine di un Palio in Sala Consiliare. Gli disse "Bello. Sei contento?". Non vinse ne la Croce, ne la Fortezza. Forse il Valle. Ma avevano vinto tutti…. Chi mi ha domandato "Ma te quest'anno da assessore dove lo vedi? In Comune?". Io il Palio lo vivo come sento di viverlo e come l'ho sempre vissuto. Di parte. Da pilarellaio. Mai visto sui balconi del palazzo, neanche da Capitano. L'ho vissuto come sempre. Nella paranoia più totale e soprattutto rimanendoci male ancora una volta. Ma l'ho vissuto. E sono fiero di questo.
Così, semplicemente.
Claudio Busonero