domenica, Novembre 24, 2024
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Cotta e mangiata…

E non so se è pure peggio. Cotta a puntino, su una griglia rovente, passaggio dopo passaggio, girata dopo girata. Mangiata in un attimo, in quei dannati metri finali, ingoiata rovente come i pomodorini di fantozziana memoria… “fuori freddi… dentro palla di fuoco a 18.000 gradi”

E quel bruciore… dalla gola giù per l’esofago… infuocando il petto e incenerendo speranze… velocemente si è trasferito nel mio di dietro dove staziona tuttora.

Cotta e mangiata… tanto che dieci minuti dopo già mi arrampicavo sulla panoramica, imperlato di sudore, morale a terra ma testa alta, per raggiungere la macchina e ritornarmene da dove ero venuto. E nel mentre gli schiamazzi da sotto il comune divenivano un vocio via via più tenue fino a sparire… mi son rivisto il film di un’intera giornata, interrotto qua e là da brevi ma incisivi smadonnamenti, smontandolo e rimontandolo in cerca di un utopico lieto fine.

De Coubertin liquiderebbe la cosa con la sua fin troppo celebre frase… che poi sfatiamo sto mito… la frase non è neanche sua, ma pare di un vescovo della Pennsylvania che a sua volta la scimmiottò da un filosofo greco che non voleva neanche esattamente intendere quello…

Ad ogni modo, non fosse trapassato, inviterei il Baron Pierre a tenere uno stage a tutti quei puzzolosi con la coda tra le gambe alla prima girata fuori, divenuti improvvisamente crociaioli convinti alla prima girata a terra e mutati in hooligans biancorossi all’arrivo. In particolar modo a quella signora vicino a me che zompava e rideva sguaiata dando le spalle al turchese dove quelle seghe dei suoi ancora annaspavano per arrivare almeno prima del buio.

No, De Coubertin il palio non l’ha visto mai… è che alla domanda “ma chi me l’ha fatto fa?” la risposta me la son data subito: “Per esserci!”

Perché aldilà di tutto, quel frangente, una volta l’anno, dove tutto un popolo nello stesso momento si ferma a guardare verso il proprio mare… è un momento unico, introvabile altrove.

Ecco perché verso mezzogiorno del 15 agosto sembravo un leone in gabbia… poi la decisione… “partimo!” Verso l’una ero sull’autostrada… direzione quello spicchio di mare… così diverso da tutto il resto.

Quest’anno per diversi motivi niente vacanze santostefanesi, tantomeno non dovevo venire a ferragosto. Ma il richiamo è stato più forte…

Cotta e mangiata… andiamo e torniamo… cotta e poi mangiata… nel modo che sappiamo.

Per esserci… ci siamo stati… voi, belli come al solito, la coreografia dei nastri da brividi (e ci son rimasti a bocca aperta e naso in su pure tutti l’altri) e c’erano soprattutto i ragazzi, ai quali deve andare un plauso enorme e meritato, identico a quello riservato a chi ha vinto. C’era tutto… e per una vagonata di motivi sarebbe valso doppio… sono mancati solo quei miseri centimetri, persi per mare chissà dove… anche se da profano mi par d’avelli visti da lontano attorno a qualche gavitello… ma si sa che da terra è troppo facile parlare…

Bisogna esserci… e talvolta è più importante saper perdere del contrario… sicuramente è difficile quanto saper vincere.

E così la mia frasetta l’ho detta pure io.

Per buona pace del Barone De Coubertin… che però… questo bruciore persistente non deve averlo provato mai.


Gabriele Piovan