sabato, Novembre 16, 2024
Amore Impossibile

Un amore impossibile by Giorgio Severi (6ª puntata)

Eppure sotto quell’acqua che cadeva dal cielo a scroscio la vita del paese non sembrava fermarsi. Forse perchè l’alluvione estivo aveva preso tutti alla sprovvista, forse perchè tutti sapevano che l’acquata non potesse durare più di un oretta. Comunque sia il traffico mattutino non smetteva a diminuire. Rocco si era rotto di stare lì da Giulia ad aspettare che smettesse. Attraversò la strada e s’incamminò verso piazza passando sotto i balconi. Non fece nemmeno cento metri che s’imbatte in una signora anziana zuppa fradicia che in preda all’accavallamento del motorino rischiava di cadere a terra. Rocco istintivamente si precipitò per strada:”Lasciate fare a me. signora”. “Grazie sà. Se mi vede il mi marito mi fa ‘na parte…” Anche perchè Maria la Cicca non era la prima volta che aveva a che fare con il suo Si: almeno due incidenti con conseguenti spargimenti di pere, rosette di dalmazzi, Ajax Multiuso, Philadelphia Kraft. Memorabili le parti di Franco il marito la sera al ritorno dal lavoro dopo la notizia di escoriazioni da parte della moglie, anche perchè ogni sera da Maria ce ne prendeva una e almeno queste erano occasioni per rivincite personali. “Porto le borse sotto l’archetto”. Rocco accavallettò il motorino e riportò le chiavi all’anziana signora che lo stava aspettando il quel portone che dava su una scalinata. “Ma che vi siete fatto male? Vedo che sanguinate.” “Si, ma è tutto a posto” annuì Rocco. “Venite a casa che vi cambio la fasciatura. Non potete andare in giro in quelle condizioni” Gli abitanti del posto gli facevano una sacco di simpatia. Quel loro modo di parlare strano. E poi le borse erano pesanti. Sarebbe stato pericoloso lasciare la signora di fronte a quel fiume che scorreva giù per gli scalini. “Ma qui quando piove è sempre così?”. “Sti tafani. So anni che dico al sindaco che Via dei Tonni è dimenticata da tutti. I lampioni sono sempre senza luce, lo spazzino non passa mai e poi quando piove è sempre allagata. Come ora….” Arrivati in cima alla prima scalinata c’era una piscina bella e buona. “Ma che fa passa lo stesso?” esclamò Rocco. Nemmeno finì di dirlo che Maria era già sopra il primo scalino davanti la porta della Halford. Ma che razza di portone era quello? Anzi, la signora aveva detto che era un a via. Boh, sta il fatto che rimase colpito dagli archi, dal cielo che appariva e poi si nascondeva sopra i balconi. “Forza, voi c’avete le ciabatte. Io ormai mi sò già nzuppata”. Arrivarono a casa. Maria prese un asciugamano e lo diede a Rocco. Poi aprì una cassapanca e prese un rotolo di garza. “Ma voi dovete esse medicato…. Ascoltate io vi faccio una fasciatura alla bona. Poi voi andate al poliambulatorio. Cercate una certa Marisa e ditele che vi manda Maria la Cicca”. Non era il primo soprannome che sentiva durante la giornata. A sedere ai tavolini del Giulia si erano alternati i vari Piperone, Katumba, Salciccia, Giuliù, Calcina, Ronca. Qui ognuno ne aveva uno. “Perchè la Cicca?”. “E’ di famiglia”. Rocco si alzò dalla sedia per andare all’uscio di casa:”Prendete quest’ombrello, poi in serata me lo riportate”. Ringraziò e si precipitò giù per gli scalini. Intanto fuori non è che aveva smesso, ma pioveva di meno. Proseguì il camminamento sotto i balconi. Rimase affascinato dalle anfore e dai delfini in bronzo che caratterizzavano una fontana proprio all’angolo di quei palazzi, si stupì nel vedere che c’era gente che usciva dai portoni senza un inceratina o delle scarpe da ginnastica, ma solo con infradito, calzoncini e magliettina. Attraversò la strada e si diresse sotto gli alberi della piazza. Gli zampilli della fontana arrivavano alti fino a cinque metri di altezza. Era uno spettacolo vedere quel getto che ritornava nella vasca e sentire il rumore dell’acqua. Per un attimo nella sua mente apparve la fontana di Piazza del Popolo, di Via di Ripetta, di Matilde. Basta. La testa altrove. L’attenzione s’indirizzò verso quelli che dovevano essere operai, forse comunali. Stavano montando un palco proprio al centro della piazza. Oddio, montando. Più che altro imprecavano il tempo e nominavano ogni venti secondi un certo Antonio, come se fosse il responsabile di tutta quell’acqua. Antonio Costagliola era il dirigente del Comune. Entro le cinque del pomeriggio tutto doveva essere in ordine. La sera stessa era in programma un concerto di un noto cantante italiano.

– continua –