Il Palio al murello: Il braccialetto
Per noi i cordini di coda di topo intrecciati e messi sul polso o intorno al collo rappresentano l’appartenenza al rione. A Siena è tradizione con il fazzoletto di seta colorato che si tramandato di generazione in generazione. Chissà da noi chi la lanciò questa moda. Prima la coccarda di raso era immancabile, ora i braccialetti l’hanno sostituita anche se nelle manifestazioni ufficiali è d’obbligo sui calzoni degli equipaggi. A Santo Stefano la coda di topo si vende a quintali, anche perchè ogni anno si perde tutti una mezz’ora per farsi un braccialetto. Non si sà mai dove sono andati a finire quelli dell’anno prima. A volte si trovano in qualche cassetto di casa, ma magari sono verniciati o rovinati dopo il ferragosto campale di 365 giorni prima. Qualcuno tiene questi “amuleti” tutto l’anno, di solito al polso o alla caviglia, e spesso si sentono dire dai meno aficionados “ma che hai già messo il braccialetto?”, con l’ovvia risposta “io lo tengo tutto l’anno”. Come chi fa il palio in un rione che non è quello di appartenenza. E’ un po’ contraddittorio, ma chi fa il palio in un rione avversario non dovrebbe mostrare i propri colori. Ve lo immaginate Maresca sabato sera che gioca con un braccialetto bianco-nero? Torniamo all’aspetto tecnico della coda di topo. Non capisco perchè i crociaioli e i vallaioli hanno sempre fatto braccialetti “zoppi”, cioè con due colori si e uno no. Si chiama treccia ed è ovvio che i fili devono essere tre. ma dove? Perchè a 4 non l’avete mai fatti? Due fili di un colore e due di un altro. Vengono fuori dei cordini carini e non come quelli osceni zoppi. Poi se non volete perdere tempo e comprarli all’ultimo minuto, Rosanna è sempre aperta.