giovedì, Novembre 21, 2024

Storia del Palio

Il Palio, tra miti, leggende e la realtà di un popolo

Miti, storia e tradizioni sono legati da sempre da un indissolubile legame che spesso determina il carattere dominante dell’identità di un popolo. Come ogni tradizione che si rispetti, anche il Palio Marinaro dell’Argentario trae origine dalla storia e dal mito. Il mito del mare che può non avere una datazione temporale precisa, sintetizzabile in una cifra ma che è, di sicuro, una storia di vita quotidiana di un popolo che nel mare e sul mare ha trovato ogni cosa: il lavoro e la festa, il sudore e lo svago. Il mare, quindi, come elemento concreto ed imprescindibile della vita quotidiana. Per il popolo di un tempo anche la festa era celebrata in mare e per il mare: forse per ingraziarsi la buona sorte nella pesca, forse per chiedere a Dio di allontanare i pericoli, forse perchè “la sfida” nel mare premiava davvero il più forte e il più temerario di tutti gli uomini, marinai nel corpo ma soprattutto nello spirito: spirito forte, audace e libero. Spirito di chi il mare lo ama, soprattutto, e se lo fa amico perchè se non lo temi, può anche annientarti con la sua immensa forza. Quanti rischi esso cela all’uomo, troppi per affrontarlo da soli, troppi per affrontarlo senza conoscerne tutti i segreti. I misteri del mare si infittiscono quanto più ci addentriamo nelle vicissitudini marinaresche del passato. Tra gli eventi riportati nei racconti orali o nelle fonti scritte ci sono particolari che scandiscono in modo determinante la storia del nostro popolo e lo hanno accompagnato fino ad oggi. Che siano miti, leggende o realtà poco importa. Tali eventi sono “simboli” che dal passato riemergono nel presente e rievocano trascorsi che sono parte integrante della nostra anima e della nostra cultura: in sintesi, il Palio è nei “geni” di ogni santostefanese!

La leggenda

Si racconta che, verso la fine del 1600, un tartarone con a bordo un equipaggio di paesani, mentre pescava, avvistò a poca distanza una nave di corsari turchi. Fortunatamente i nostri pescatori riuscirono ad aver salva la vita scomparendo dalla vista dei pirati. Dopo un tremendo inseguimento, riuscirono infatti a rifugiarsi nella grotta della Cacciarella prima di essere raggiunti dalla nave dei corsari. Da quel giorno tale grotta si chiamò Grotta del Turco. Con questo evento simbolico, del tutto verosimile, si spiegherebbe il significato della nostra festa principale: il Palio. Infatti, l’inseguimento e la fuga delle due imbarcazioni (Tartarone e nave turca) furono rievocati a ferragosto, per molti anni, da due “guzzi”. L’Argentario ha rappresentato, fin dai tempi delle prime scorrerie di predoni saraceni del 700, una delle dimore ideali per i pirati. Il promontorio permetteva il rifornimento d’acqua dalle sue numerose fonti, le navi erano nascoste e protette nelle cale. Nel 1442 venne edificata dai senesi la torre dell’Argentiera, la prima costruzione atta a segnalare la presenza dei corsari che in estate saccheggiavano la Maremma. Nel 1557, dopo la caduta della Repubblica di Siena, l’Argentario andò a far parte dello Stato dei Presìdi; gli spagnoli si preoccuparono subito di rendere inespugnabile questo nuovo possedimento costruendovi imponenti fortificazioni e le torri di avvistamento che ancora oggi si possono ammirare. Nel 1790 una nave pirata tunisina finì fracassata sugli scogli dell’Argentario, sbattuta dalle ondate di libeccio; morirono 121 uomini e i 19 superstiti furono catturati e messi in catene. L’ultimo atto di pirateria condotto all’Argentario risale al 1813 quando due pescatori santostefanesi, Giuseppe Schiano e il figlio Stefano, furono rapiti e poi riscattati dal governo francese che in quegli anni regnava all’Argentario. La presenza dei pirati nei nostri mari fu una delle cause per cui Porto Santo Stefano iniziò a popolarsi più tardi rispetto ad altri paesi della costa.

La storia

A un certo punto vere e proprie fonti scritte attestano che in occasione di feste o ricorrenze particolari, insieme ad altri giochi, si disputassero gare tra gozzi. Nel 1702, in occasione della visita di Filippo V di Spagna a Porto Santo Stefano, si organizzarono in suo onore “corse di barche, fuochi, illuminazioni” (da S. Lambardi, Memorie sul Montargentario). Quando poi, in seguito, Porto Santo Stefano fu proclamata ufficialmente “comunità”, le feste patronali divennero un appuntamento atteso da tutti i cittadini che, nel “pathos” delle celebrazioni, scoprivano l’orgoglio di appartenere a questo paese. Ed erano, allo stesso tempo, saggi di abilità marinaresche, competizioni tra famiglie e sani momenti di svago tra persone abituate a durissimi sacrifici quotidiani. Negli ultimi decenni dell ‘800, si registrò un importante impulso della presenza turistica e le spontanee manifestazioni popolari di inizio Agosto, in onore del Santo Patrono Stefano Protomartire, assurgono a veri e propri tornei. Il programma dei festeggiamenti era sempre nutritissimo di eventi e comprendeva feste da ballo, concerti, rappresentazioni teatrali ma anche gare di corsa, lotte di nuotatori, “cuccagne” a mare ed in terra, innalzamento di palloni aerostatici e fuochi d’artificio. Non mancavano mai le corse degli insaccati, le lotterie e, soprattutto, le gare remiere, le quali, pur non avendo ancora assunto il carattere di sfida odierno, presentavano evidenti analogie con il Palio Marinaro. E non mancarono eventi abbastanza “coloriti”, tutti sempre all’insegna del mare e della regata remiera: le cronache del tempo riportano anche di competizioni tra barche a remi che coinvolgevano “paesani e villeggianti”. Il 13 Agosto 1882, ad esempio, si svolse una gara di barche organizzata dalle signore villeggianti a cui parteciparono 24 rematori dilettanti in costume a cui assistettero circa 4000 persone. Nella sfida del 23 Agosto 1885, alla regata parteciparono 3 canoe distinguibili solo per il diverso colore della bandierina prodiera (bianca, verde, rossa) e, come premio, venne offerta dalle “signore bagnanti” una bandiera di seta. La stampa locale dell’epoca, il quotidiano “L’Ombrone”, dette ampio risalto all’evento. Vinse il drappo di seta la canoa denominata “Diana” con l’equipaggio, formato da quattro paesani e quattro villeggianti, che indossava un costume con berretto bianco e nappa rossa, maglia bianca rigata di bleu, pantaloni bianchi e fusciacca rossa. Anche dal programma dei festeggiamenti del 27 Luglio 1886, in occasione della ricorrenza di S. Stefano P.M. patrono, venne inserita la “regata dei gozzi a quattro remi e timoniere” con tanto di premio in denaro e drappo di seta per il vincitore.

Programma dei festeggiamenti per la ricorrenza della Festa di S. Stefano P.M. Patrono, del 27 Luglio 1886

2 Agosto
Alle ore 6 pom. – Regata con lance con rematore bendato. Al vincitore sarà data una bandiera di seta e il premio di L.10. Nella sera illuminazione del paese.

3 Agosto
Alle ore 9 ant. – Cuccagna in mare con premio al vincitore di L.15.
Alle ore 6 pom. – Regata di Gozzi a quattro remi e timoniere, primo premio L.40 e bandiere di seta, secondo L.10.
Alle 7 pom. – Giuoco del saraceno col premio al vincitore di L.20.
Alle ore 9 pom. – Fuochi artificiali in mare eseguiti dal pirotecnico Sig. Luciano Scopetani di Grosseto.

4 Agosto
Alle ore 9 ant. – Corsa delle anatre.
Alle 6 pom. – Regata di lance con rematore bendato col premio al vincitore di L.10 e bandiere di seta.
Alle 9 pom. – Fiaccolata in mare con illuminazione del porto a luce di bengala.

Il concerto cittadino prenderà parte ai sopra descritti divertimenti, ed il paese, cui facciamo appello, è pregato a voler imbandierare e pavesare durante il giorno ed illuminare nella sera le finestre delle proprie abitazioni.

Il regolamento concernente le regate, corse e giuochi suddetti trovasi ostensibile a chiunque nel Caffe’ della Vittoria di proprietà del Sig. Agostino Casalini.

IL COMITATO

Porto S. Stefano, 27 Luglio 1886.

 

L’anno successivo si svolsero le regate di inizio Agosto e, durante una sosta in rada della Squadra Navale della Regia Marina, il 18 Agosto 1887 vennero organizzate regate remiere che videro la partecipazione anche degli equipaggi delle navi alla fonda. A partire dai primi decenni del 900 le feste popolari si effettuarono il 15, 16 e 17 Agosto in onore della Madonna dell’Assunta. A memoria d’uomo si ricorda, tra le altre, la gara dei Tartaroni, una competizione molto spettacolare. Le imbarcazioni partivano da “mezzogolfo” fino ad arrivare ad arenarsi nella spiaggia del porto vecchio; a quel punto un giovane, detto il volantino, sbarcava dalla prua e si arrampicava sull’albero della cuccagna, innalzato per l’occasione. La salita era molto difficoltosa perchè il palo era spalmato di sego, ma dopo numerosi tentativi si riusciva a raggiungere la cima dell’albero e a staccare prosciutti, salami e ogni ben di Dio. Nel 1937 un gruppo di persone regolamentò una gara di battelli istituendo nel contempo i quattro Rioni del paese; nacque così il Palio Marinaro dell’Argentario. Dalle prime testimonianze storiche ai giorni nostri sono trascorsi circa 300 anni; una tradizione di un intero popolo sintetizzata in un singolo evento che da sempre lega il territorio alla sua gente. Ed è per questo che il Palio Marinaro è da sempre considerato come “la” festa di Porto Santo Stefano.

Cronistoria della Manifestazione

Il Palio nasce ufficialmente il 15 Agosto del 1937. Tra gli elementi di continuità con i nostri giorni anche allora gli equipaggi erano formati da un timoniere e quattro vogatori. A quell’epoca i gozzi (o meglio “guzzi”) rappresentanti i quattro rioni del paese, (Pilarella, Croce, Fortezza e Valle) effettuavano un percorso di tremila metri senza alcuna virata, dal largo verso le splendide acque dello “Stadio di turchese”. Le imbarcazioni venivano rimorchiate fino all’allineamento di partenza da un peschereccio che ospitava anche la giuria. Nella seconda edizione, nel 1938, si cercò di standardizzare le imbarcazioni e vennero utilizzate quattro lance denominate Ida, Gioietta, Ada, Alga. L’esperimento delle lance durò una sola edizione e nel 1939 tornano i “guzzi”. La guerra, che lasciò dolore e rovina anche nel nostro bel promontorio, impedì la manifestazione remiera dal 1940 al 1944. Nel 1945 la voglia di voltare pagina con il triste periodo bellico contagiò anche il Palio. Prima regola a subire modifiche fu quella relativa al percorso: I 4000 metri complessivi vengono suddivisi in due corsie di 2000 metri. Dopo la partenza dalle acque dello Stadio di turchese, una lunga tirata fino al giro di boa dei 2000 metri per poi far rotta di nuovo verso la piazza. Nel 1949 la gara si svolse ancora su due corsie ma i rioni si affrontarono, a coppie, in batterie e finale. Le batterie vennero stabilite tramite sorteggio. Questo espediente si rese necessario in quanto il Comitato Palio non riuscì a reperire quattro imbarcazioni con caratteristiche simili. Per ovviare agli inconvenienti che avevano portato a disputare l’edizione singolare e bizzarra del ferragosto del 1949, il comitato Palio affidò per l’edizione del 1950 la costruzione di quattro “guzzi” identici (per foggia, misure e pesi) ai maestri d’ascia locali. L’edizione del 1950 rappresenta un punto di svolta nel regolamento del Palio. In questa edizione vengono inserite alcune importanti innovazioni che resistono quasi inalterate fino alle attuali edizioni del terzo millennio. Innanzi tutto i quattro “guzzi” uguali di cui si è accennato nelle righe precendenti; inoltre la sfilata per le vie del paese, che precede la regata, viene arricchita dalla partecipazione di caratteristici carri allegorici. Anche la gara subisce importanti varianti: il percorso della regata di 4000 metri viene suddiviso in quattro corsie di 1000 metri ciascuna. Con questo tipo di percorso vengono ad assumere maggiore rilevanza le abilità degli equipaggi e dei timonieri in virata. Nel 1956 viene messa in palio, dal Comm. Gasperrini, la Coppa d’Oro. Da allora l’ambito trofeo viene consegnato ogni anno al rione vincente, ma viene assegnato definitivamente solo al rione che si assicura la vittoria per tre anni consecutivi. Nel 1958 il percorso viene di nuovo modificato: dal 1958 ai giorni nostri la gara si disputa su 4000 mt. divisi in 10 corsie (tratte) da 400 mt. con 5 virate al largo e 4 a terra. Nel 1960 viene istituito un altro riconoscimento “storico”. Su iniziativa del Prof. Vincenti viene stabilito che una apposita giuria attribuisca al miglior timoniere della regata un premio speciale: il Timone d’Argento. Nel 1976 i “guzzi”, dopo 26 anni di onorevole servizio, vengono sostituiti da quattro battelli identici, i nuovi “guzzi” sono leggermente piu lunghi dei precedenti con qualche problema in più per gli esperti timonieri nelle virate in piazza. Dopo che, negli anni ’70, erano stati rimossi i paletti che segnavano a terra il campo di regata, nel 1985 vengono fissati sul fondale i 4 corpi morti destinati ad ancorare, il giorno di ferragosto, i gavitelli e, nel 1987, si procede alla redazione di una nuova edizione del regolamento del Palio Marinaro che, tra l’altro, precisa le misure dei remi, del timone, pesi a bordo, e ingaggi degli equipaggi. Nel 1990, il Palio Marinaro si arricchisce di prezioso elemento: il corteo storico. Nella sfilata che precede la gara viene rievocato il periodo di dominazione spagnola, attraverso un sontuoso ed elegante corteo storico. I figuranti, in abiti di corte e da cerimonia del ‘600, aprono la strada ai cortei dei rioni che sfilano seguendo l’ordine d’arrivo dell’anno precedente. Oltre che evento folcloristico e rievocazione storica il Palio è anche evento sportivo e come tale nel 1998 viene iscritto tra le manifestazioni che si svolgono sotto l’egida della Federazione Italiana Canottaggio a Sedile Fisso. In tale contesto, da quella data la regata viene controllata, in tutti i suoi aspetti, da giudici federali ed i partecipanti, che risultano a tutti gli effetti atleti regolarmente iscritti alla federazione, vengono sottoposti ai canonici controlli medici. L’Ente Palio Marinaro dell’Argentario è oggi l’organo costituito dal Comune di Monte Argentario per la manifestazione. Tale ente, come le dirigenze dei Rioni, opera nel rispetto dello Statuto e Regolamento del Palio.